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Se ritieni di non essere il padre del figlio nato durante il matrimonio e ne hai le prove, puoi promuovere l'azione di disconoscimento della paternità per ottenere una sentenza giudiziale che stabilisca che quel figlio in realtà non discende biologicamente da te.
Per l'art. 232 del codice civile si presume sia stato concepito durante il matrimonio il figlio nato quando sono trascorsi 180 giorni dalla celebrazione del matrimonio e non sono ancora trascorsi 300 giorni dalla data dell'annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio. Non sempre, però, è così. Può accadere che il figlio nato durantel'unione matrimoniale in realtà discenda da un altro soggetto. Per questo motivo l'ordinamento giuridico consente entro certi limiti di tempo, di rivolgersi al Giudice per chiedere di porre fine ad un legame che non è vero.
L'azione di disconoscimento di paternità non è solo un rimedio per il padre; vi sono anche altri soggetti che possono agire per ottenere il disconoscimento di paternità: la madre, il figlio stesso o anche il Pubblico Ministero. Per iniziare il procedimento occorre affidarsi ad un avvocato esperto in diritto di famiglia che saprà consigliarti cosa fare.
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Per rispondere a questa domanda occorre chiarire che i limiti di tempo in cui l'azione si prescrive sono diversi in base a chi agisce.
Secondo l'art. 244 c.c. l'azione di disconoscimento della paternità può essere esercitata:
> dal marito entro l'anno dalla nascita del figlio quando si trovava nel luogo in cui è nato il figlio, ovvero da quando egli ha avuto notizia della nascita del figlio o dal suo ritorno se si trovava in un luogo diverso. Nel caso in cui abbia scoperto la propria impotenza a generare o l'adulterio della moglie, il marito dovrà agire entro un anno dalla scoperta.
> dalla madre entro sei mesi dalla nascita del figlio ovvero dal giorno in cui ha scoperto l'impotenza a generare del marito al tempo del concepimento;
> dal figlio divenuto maggiorenne senza limiti di tempo. Se il figlio è minore di 14 anni sarà il Pubblico Ministero o la madre ad avere la legittimazione ad agire, mentre se il figlio è maggiore di 14 occorrerà l'intervento di un curatore speciale su istanza del figlio.
In ogni caso, trascorsi cinque anni dalla nascita del figlio l'azione legale non può più essere escritata dal marito o dalla madre.
I termini sopra indicati sono sospesi se la parte interessata a promuovere l'azione di disconoscimenti si trova in stato di interdizione per infermità di mente ovvero versa in condizioni di abituale grave infermità di mente che lo renda incapace di provvedere ai propri interessi. I termini continueranno a decorrere quando tale stato sarà cessato.
Se invece è il figlio a trovarsi in stato di interdizione, l'azione può essere promossa da un curatore speciale nominato dal Giudice su istanza del Pubblico Ministero, del tutore o dell'altro genitore.
Secondo l'art. 246 c.c. se il presunto padre o la madre sono morti senza aver esercitato l'azione di disconoscimento di paternità prima che sia decorso il termine previsto sopra, sono legittimati ad esercitarla i discendenti o gli ascendenti. Il termine decorre dalla morte del presunto padre o della madre o dalla nascita del figlio se postumo o dal raggiungimento della maggiore età da parte di ciascuno dei discendenti.
Se è il figlio ad essere morto senza aver promosso l'azione di disconoscimento, la stessa può essere promossa dal coniuge o dai discendenti nel termine di un anno dalla morte del figlio o dalla maggiore età dei discendenti.
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